Radici verdi per il futuro
"I governi hanno la capacità e la responsabilità di prendere azioni decisive per accelerare la transizione a fonti di energia pulita e mettere il mondo su di una strada che porti al compimento degli obiettivi climatici, neutralità di emissioni inclusa.”
Così recitava il Dr. Fatih Birol, Direttore Esecutivo AIE nell'ultimo rapporto di AIE sullo sviluppo energetico nel prossimo ventennio, rimarcando la responsabilità dei governi nella gestione ambientale dei propri territori con l'obbiettivo comune della neutralità di emissioni.
Guardiamo a casa nostra, l'Unione Europea.
Nel 2019 è stato stipulato il "Green Deal", accompagnato dal sottotitolo quanto mai evocativo "Puntare ad essere il primo continente a impatto climatico zero" (anche se non dipenderà da noi l'impatto, ad esempio, dei vulcani sul nostro territorio, vere e proprie fabbriche inarrestabili di CO2 da che la Terra è nata). Cosa prevede?
- - Carbon neutrality entro il 2050: compensiamo la CO2 prodotta con strategie di assorbimento della stessa
- - Dissociare la crescita economica dalla dipendenza da risorse energetiche
- - Transizione giusta: ossia, per raggiungere gli obiettivi di cui sopra, è necessario ricordare che non tutti i paesi dell’Unione partono dagli stessi presupposti e dunque bisogna dedicare fondi e impegno non ad un taglio netto con il passato, ma ad una transizione giusta, siccome soppiantare bruscamente un settore in favore dei settori "verdi" non produrrà altro che perdita di posti di lavoro e abitativi, lo smaltimento di strutture e materiali obsoleti e ulteriori spese per ricostruire il sistema da zero.
Proprio la riconversione è cruciale per il raggiungimento della neutralità di CO2 e in maniera anche meno avanguardistica di quanto ci si aspetti.
Per produrre energia, beni e comfort si emette CO2. Anche i vulcani emettono CO2, tanto da essere sempre stati (ed essere tuttora) un peso massimo nell'immissione di sostanze in atmosfera e conseguenti cambiamenti climatici dall'alba dei tempi.
Così come la CO2 viene emessa può anche essere riassorbita.
Gli oceani sono degli enormi assorbenti di CO2, in virtù della quantità gargantuesca di organismi marini (base fondamentale della catena alimentare) che la fissa in gusci o strutture coralline. Così facendo, la CO2 fissata in "banalissimo calcare" si mantiene in forma solida e si deposita senza rientrare in atmosfera. A testimonianza di ciò abbiamo, ad esempio, le Dolomiti.
Un altro enorme concorrente è la vita fotosintetica, epitome dell'economia circolare di CO2 e ossigeno: in testa a tutti c'è il fitoplancton ma, molto più vicini alla nostra realtà, abbiamo gli alberi.
Quale miglior strategia per la neutralità se non l'assorbimento accompagnato al calo di emissioni? Perciò sono nate, in concomitanza con progetti di investimento in tecnologie verdi che diano un taglio all’emissione di gas serra, anche iniziative di architettura verde con le quali reintegrare la vegetazione nelle aree urbane -calando così non soltanto la CO2 in atmosfera, ma riqualificando l’aria nelle città.
Perciò mette radici, nel nostro piccolo orticello emiliano-romagnolo, l’iniziativa “Mettiamo radici per il futuro”. Si mette a disposizione un albero per ciascun abitante della regione con l'obiettivo di dare una spinta alla riforestazione urbana.